The Washing Diary: Tessuto Tecnico

Un diario alla scoperta dei capi iconici che hanno fatto la storia della moda e del costume e che ancora oggi custodiamo gelosamente nel nostro armadio. Perché un abito è un ricordo, un regalo, qualcosa al quale siamo affezionate e che vogliamo trattare con la massima cura.
Miele, per tutto ciò che ami davvero.

I capi tecnici sono da utilizzare non solo per l’attività fisica, ma anche per il tempo libero e il relax. Miele sa come preservarli nel tempo dedicandogli  programmi specifici e una cura speciale

TESSUTO TECNICO:
Il costume

E’ il 1824, il sole splende, il cielo è blu come nelle migliori giornate e le onde del mare vanno avanti e indietro con la pazienza di chi sa fare ogni giorno la stessa cosa. Sulla spiaggia una donna cammina e pare seriamente intenzionata a spingersi oltre il bagnasciuga. Lei è Maria Carolina di Berry, prima bagnante della storia. Pensate che fino ad allora nessuna donna aveva mai osato avvicinarsi tanto all’acqua per molti motivi, primo fra tutti la non emancipazione femminile, e poi perché l’abbronzatura era vietata e ritenuta volgare dato che apparteneva alla classe che lavorava i campi, quella contadina. In passato il look da spiaggia era molto complesso e poco incline alla comodità, le donne indossavano capi in lana corredati da cappelli, guanti, ombrellini, calze pensati e scarpe in vernice. L’evoluzione dei tempi ha poi alleggerito tutto questo sostituendolo con il classico “costume” da bagno a righe bianche e azzurre (praticamente quello che Jean Paul Gaultier ha fatto “suo” per la comunicazione del brand). Anche in questo caso non si può dire che donne e uomini vivessero in piena libertà il momento del bagno in mare. Per chi non lo sapesse, è stata Coco Chanel a liberare anche in questo caso le donne non solo dalle costrizioni degli abiti, ma soprattutto da quelle delle società portando una grande rivoluzione.

Rese infatti l’abbronzatura elegante proponendo negli anni ’20 shorts e maglie scollate per donne che dovevano essere fiere della loro pelle ambrata, e non più rifugiarsi sotto capi in lana e ombrellini para sole.

Finalmente negli anni ’30 l’abbronzatura non è più un tabù e le aziende produttrici di costumi fanno a gara per avere delle testimonial che sappiano rappresentare adeguatamente questo nuovo ideale di bellezza. Dalla lana si passa così alla produzione di nuove fibre, viene creato il “trikini”  un capo a metà tra un costume intero e un bikini nato successivamente in Francia solo nel 1946.
E in Italia cosa accadeva? La morale cattolica ancora una volta faceva da padrona e l’allora ministro dell’interno Mario Scelba ordinò alla polizia di controllare che i look delle signore in spiaggia rispettassero un certo decoro. Ma come il mondo insegna, è impossibile fermare l’evoluzione e mentre lo Stato cercava la censura, il popolo approvava. Eccome se lo faceva!
Lo dimostrò fortemente durante “Miss Italia”, amando senza precedenti Lucia Bosè (vincitrice del titolo nel 1947) e Sophia Loren (nel 1950) strette meravigliosamente nei loro bikini.
L’immaginario delle donna era cambiato, ora le curve non sono più da nascondere, il cinema italiano si popola di attrici maggiorate (Bosé, Lollobrigida, Pampanini), Marilyn Monroe diventa il simbolo della bellezza, Brigitte Bardon sconvolge gli anni ’60 sdoganando alcune idee arcaiche ancora radicate nella società.

Poi arriveranno i tanga, nati a Rio de Janeiro negli anni ’70, i topless e l’abbronzatura esagerata degli anni ’80, la spiaggia come stile di vita.

Il costume è entrato nella vita di ognuno di noi, il mercato ne offre di tutti i gusti, tagli e colori, è diventato un capo di abbigliamento a tutti gli effetti. E quindi mi sono ritrovata ad indossarlo per il progetto The Washing Diary, il che per una timida non è cosa facile.
Mettici anche 10 persone che ti guardano, un fotografo che aspetta che tu riesca bene in una foto e la candidatura per il premio “tronco di legno” è mia. Anche se lo ammetto, sono stata brava e questo bellissimo scatto ne è la prova. Quando parliamo di costumi da bagno, i principali tessuti impiegati per la loro confezione sono lycra e lastex insieme ad altri tessuti elasticizzati che aderiscono bene alle forme del corpo.
ll nylon è certamente il numero uno: è leggero, calza perfettamente sul corpo, è molto resistente, assorbe poca umidità e si asciuga in modo molto veloce. Lo svantaggio è che non resistente a lungo al sole e si rovina piuttosto presto.
La lycra (chiamata anche spandex) è un’alternativa perfetta per i costumi da bagno perché la sua elasticità è impareggiabile e tende a modellare il corpo e a sagomarlo facendolo apparire più magro. Sì, lo so. State avendo l’irrefrenabile desiderio di alzarvi di corsa per andare a controllare l’etichetta dei vostri costumi e dare eventualmente la colpa alla composizione del tessuto e non ai troppi mojito bevuti, non è vero?

Prima di farlo ho una domanda per voi: chi lava i propri costumi in lavatrice? Io non l’ho mai fatto per timore di rovinarli, “mai“ fino a questo punto perché ci ha pensato Miele con le sue lavatrici ed asciugatrici dotate dell’esclusivo cestello a nido d’ape a garantire un trattamento delicatissimo anche per i tessuti più sensibili. In questo contesto anche il detersivo gioca un ruolo fondamentale ed è sempre molto importante sceglierne uno specifico che rigeneri le fibre del tessuto evitandone il degrado dovuto al cloro. Miele ha creato un detersivo specifico per capi outdoor, ideale anche per il costume da bagno, perché penetra perfettamente nelle fibre del tessuto preservandone l’elasticità.
Per avere il nostro bikini sempre pronto all’uso è ideale utilizzare anche l’asciugatrice Miele che, grazie al cestello a nido d’ape, crea una pellicola d’aria che attutisce l’attrito del capo durante il ciclo di asciugatura asciugandolo alla perfezione e senza sformarlo.

Voi non dovrete far altro che godervi il tramonto sul mare, sorseggiando un buon mohito e in compagnia di qualcuno che davvero si meriti di stare al vostro fianco. In alternativa ricordatevi che le parole crociate rimangono sempre un ottimo sostituto. 

TESSUTO TECNICO:
Il K-Way

Quando ho frequentato la mia prima università, il giorno della laurea mi chiesero di parlare della “metonimia di marca”. Fortunatamente quel concetto mi era entrato in testa e ve lo spiego con poche parole. E’ quel processo per cui si chiama un prodotto con il nome del brand pensando di riferisci alla categoria. Parlo di tutti quei casi in cui il nome del brand è così forte da aver raggruppato l’intero settore. Ad esempio “Mi passi lo Scottex?” In realtà dovremmo dire: “Mi passi la carta assorbente?”
La stessa cosa accade per il K-Way, un capo fondamentale nel guardaroba di ogni persona e che rappresenta per noi una vasta categoria fatta di spolverini e impermeabili. Cosa c’è esattamente dietro al K-Way? Facciamo un passo indietro, nel 1965 e precisamente in un’orribile giornata di vento e pioggia quando un signore di nome Leon Claude Duhamel, seduto in un caffè di Parigi, osservava i passanti per strada, bagnati e infreddoliti. Ad un tratto vide una signora ripararsi con del nylon e gli si accese in testa la famosa lampadina. Decise di creare qualcosa che potesse riparare le persone dalla pioggia, ma senza essere ingombrante quanto un ombrello. 

E così un colpo di fortuna mescolato alla giusta intuizione lo portarono alla realizzazione del famosissimo K-Way. Dapprima usato per comodità, oggi è una vera e propria icona di stile che non ovvia solo all’inconveniente di bagnarsi, ma veste le persone con un’aria informale.

Impermeabile e traspirante, il marchio K-Way è diventato presto una parola icona conosciuta e usata nel mondo per indicare la tipologia di prodotto, una vera e propria metonimia di marca insomma! I capi di questo tipo sono realizzati con nylon speciale che può essere piegato infinite volte fino a diventare grande quanto una tasca, luogo ideale per riporlo. Sono resistenti, impermeabili e alleati perfetti per difenderci dalle intemperie. Si tratta comunque di abiti che hanno bisogno di una cura particolare.

Miele propone un programma di lavaggio e un detersivo specifici per capi outdoor, adatti ai tessuti con membrana traspirante all’interno e impermeabile all’ esterno.
Ogni 4/5 lavaggi è consigliato infatti fare un trattamento impermeabilizzante per ricreare il film waterproof sul capo e farlo tornare come nuovo. Vi siete chiedendo come si fa?
E’ davvero semplice! Dopo aver lavato il k-way, senza asciugarlo, rimettetelo in lavatrice aggiungendo al posto del detersivo classico, quello impermeabilizzante.  Al termine del lavaggio il capo va inserito in asciugatrice. In questo modo il calore dell’asciugatura fissa il prodotto sul tessuto e lo rende veramente impermeabile fino ai quattro lavaggi successivi. E ricordatevi di chiudere sempre le zip prima di qualsiasi lavaggio, la lavatrice, la cerniera stessa e i capi, vi ringrazieranno!

TESSUTO TECNICO:
Il Completo da Jogging

Quando ho frequentato la mia prima università, il giorno della laurea mi chiesero di parlare della “metonimia di marca”. Fortunatamente quel concetto mi era entrato in testa e ve lo spiego con poche parole. E’ quel processo per cui si chiama un prodotto con il nome del brand pensando di riferisci alla categoria. Parlo di tutti quei casi in cui il nome del brand è così forte da aver raggruppato l’intero settore. Ad esempio “Mi passi lo Scottex?” In realtà dovremmo dire: “Mi passi la carta assorbente?”
La stessa cosa accade per il K-Way, un capo fondamentale nel guardaroba di ogni persona e che rappresenta per noi una vasta categoria fatta di spolverini e impermeabili. Cosa c’è esattamente dietro al K-Way? Facciamo un passo indietro, nel 1965 e precisamente in un’orribile giornata di vento e pioggia quando un signore di nome Leon Claude Duhamel, seduto in un caffè di Parigi, osservava i passanti per strada, bagnati e infreddoliti. Ad un tratto vide una signora ripararsi con del nylon e gli si accese in testa la famosa lampadina. Decise di creare qualcosa che potesse riparare le persone dalla pioggia, ma senza essere ingombrante quanto un ombrello. 

Si è arrivati a creare un’estetica raffinata per indumenti che per molto tempo sono stati considerati solo per la loro funzione primaria. Oggi stampe floreali, righe, colori fluo, fantasie optical, cuciture ridotte al minimo e look impeccabili ci affascinano con le loro silhouette perfette. 

I capi sport sono tessuti sintetici studiati in laboratorio, e sono costituiti da microcapsule simili ai pori della pelle, che favoriscono la traspirazione durante l’attività sportiva mantenendo la temperatura corporea ad un livello ottimale e di benessere. Per ottenere il massimo in termini di lavaggio Miele ha studiato un programma specifico per i capi sport con forte azione meccanica che associato al giusto detergente trasforma i nostri look in un bouquet floreale da indossare per l’attività fisica. Ricordatevi infatti di quanto sia importante utilizzare il giusto detersivo per ogni tessuto. In questo caso ne esiste uno specifico per capi sport (anche in versione monodose) che grazie alla presenza di tensioattivi libera le microcapsule del tessuto riportandolo al suo stato originale. I capi sport possono essere tranquillamente asciugati nelle asciugatrici Miele scegliendo un trattamento delicato oppure uno specifico per i capi sintetici o sportivi. Questi programmi hanno un livello di asciugatura piuttosto basso che preserva le delicate membrane traspiranti, garantendo al capo asciutto di rimanere piacevolmente profumato.

Perfino i rivestimenti catarifrangenti, che ci rendono visibili quando andiamo a fare jogging la sera, manterranno le loro proprietà senza essere rovinati. E ci credete se vi dico che si possono mettere in asciugatrice anche le scarpe da ginnastica senza correre alcun rischio? Grazie ad un pratico cesto rimarranno ferme durante il ciclo di asciugatura e saranno perfette in soli 40 minuti. Praticamente non avremo più scuse per non fare una corsetta. A noi non resta che mangiare qualche torta di meno, bere più centrifughe e trovare un personal trainer che ci motivi a fare attività fisica (in palestra intendo) indossando i nostri completi meravigliosi!

Miele.
Per tutto ciò che ami davvero.